(fotografato a Monte Ruazzo-Monti Aurunci-Lazio)


(fotografato a Monte Catello -Monti Lepini-Lazio)


Leccinellum lepidum (H. Bouchet ex Essette) Bresinsky & Manfr. Binder
LECCINO
BUONO


Boletaceae. Cappello dapprima emisferico poi convesso, mai piano, margine regolare e leggermente eccedente, superficie mai liscia ma rugosa, gibbosa o bitorzoluta; cuticola facilmente asportabile quando è untuosa, viscosa per pioggia o tempo umido, meno asportabile quando diventa vellutata, feltrata e opaca con tempo secco. Il colore varia dal nocciola chiaro al bruno molto scuro con tendenza a schiarire diventando giallastro, giallo limone verso il margine. Tubuli sottili, lunghi, liberi al gambo, giallo limone nei giovani, diventano poi giallo oro per assumere tonalità grigiastre o brunastre in età, olivastri in seguito alla completa maturazione delle spore; grigio-violacei al taglio. I pori sono inizialmente rotondi e minuscoli, diventano poi angolosi; sono concolori ai tubuli e si macchiano facilmente di grigio o bruno scuro alla manipolazione.
Il nome volgare mette in evidenza il suo luogo di crescita ideale, ovvero il leccio, anche misto con altre specie di alberi. E’ infatti tipico abitante della macchia mediterranea, delle nostre zone litoranee. Ha sviluppo autunnale ed è ricercato per la sua buona commestibilità (il gambo è però duro); la carne, al taglio, passa da un colore rosato a sfumature grigie, poi via via più intense e possiede un odore gradevole e sapore dolce.

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